MODALITA’ DI INTERVENTO SISTEMICO RELAZIONALE NELLA PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA
Uno dei presupposti più importanti della terapia familiare (M. Erickson, j. Haley, S. Minuchin) è che qualunque problema di un singolo ha una natura interpersonale. Secondo questo celebre indirizzo psicologico, la difficoltà manifestata da una persona ha natura relazionale. A crearla, infatti, sarebbero i modi in cui il paziente si relaziona con gli altri e quelli con cui questi ultimi si relazionano con lui.
Questo vale soprattutto per i comportamenti disfunzionali dei bambini, lungo l’arco evolutivo dell’infanzia.
L’intervento, dunque, non sarà mai centrato sul singolo individuo, portatore della difficoltà, ma sulle sue interazioni all’interno della famiglia e degli altri gruppi sociali in cui si svolge la sua vita (contesto scolastico, gruppo dei pari). E’ così che la problematica del singolo è una problematica dell’intero sistema.
Lavorare con un bambino o un adolescente in termini clinici, dunque, non può prescindere dal coinvolgimento dei sistemi significativi e di riferimento del minore.
In questo caso, il cambiamento terapeutico non si produce come risultato di una maggiore consapevolezza (insight) delle “cause” del problema, della relazione tra il passato e il presente, ma attraverso la sperimentazione di nuove strategie.
“È il cambiamento che porta a nuove prospettive, molto più di quanto nuove prospettive portino al cambiamento.” (Milton H. Erickson)
È importante non ignorare mai i segnali di disagio, né nell’infanzia né nell’adolescenza.
I principali che possiamo citare sono:
-cambiamenti e sbalzi dell’umore (es. una persistente tristezza e chiusura, che può arrivare fino alla depressione; oppure un’iperattivazione e agitazione);
-cambiamenti nella condotta (es. un aumento dell’aggressività del bambino o del ragazzo verso i compagni di classe o di attività sportive; comportamento oppositivo-provocatorio; difficoltà nel controllo degli impulsi; una crescente iperattività o disattenzione (ADHD); cambiamenti nella condotta alimentare, ecc.);
-disturbi psicosomatici e problematiche fisiche improvvise (es. mal di pancia ripetuto, o mal di testa, senza una spiegazione su base organica);
-disturbi del sonno (es. difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni, incubi che iniziano a turbare);
-manifestarsi o acuirsi di fobie e paure (es. paura di animali, di stare da solo, di uscire, di affrontare la scuola, paura di interagire con gli altri, ecc.);
-manifestarsi di ossessioni e compulsioni;
-manifestarsi di un crescente livello di agitazione e ansia (es. eccessiva ansia quando deve separarsi dai genitori sia nelle ore diurne che nelle ore del sonno; ansia dei bambini nel separarsi da un oggetto, solitamente una bambola o un peluche; ansia che interferisce nelle relazioni con gli altri, sia nel tempo libero che nelle attività scolastiche; agitazione e ansia in situazioni sociali, ecc.);
-regressione a comportamenti propri di fasi evolutive precedenti (es. ricominciare a bagnare il letto; richiedere improvvisamente attenzioni tipiche di quando era più piccolo, relative ad esempio al momento della nanna, del mangiare, ecc.);
-difficoltà scolastiche e negli apprendimenti (es. calo del rendimento improvviso, nonostante l’impegno; difficoltà a concentrarsi e a seguire la lezione; lentezza nell’apprendimento, in confronto al resto della classe);
-difficoltà nelle relazioni con i coetanei e/o con gli adulti (es. difficoltà a socializzare, isolamento, chiusura).
Nel momento in cui un genitore dovesse riscontrare uno o più di questi ed altri segnali di disagio, è importante che si rivolga ad uno specialista, in grado di valutare correttamente la situazione di difficoltà e favorire una ripresa del percorso di crescita.
IL DIFFICILE COMPITO DEL GENITORE
Due famosissimi psicoanalisti, Sigmund Freud e Donald Winnicott, si sono espressi sul difficile lavoro del genitore, sulla genitorialità.
Sigmund Freud, neurologo e padre della psicoanalisi, ha sostenuto che quello del genitore (insieme a quello dell’insegnante e a quello dello psicologo) è uno dei tre compiti più difficili che si possano umanamente affrontare.
Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista, ha affermato che un genitore non ha bisogno di essere perfetto per creare una buona relazione con il proprio bambino. Tutte le mamme, del resto, inevitabilmente commettono errori e hanno incertezze sul crescere il proprio bambino.
Non esistono le mamme perfette e infallibili, ma solo mamme sufficientemente buone. Mamme, o più in generale genitori, che sanno chiedere aiuto quando serve.
Nessun bambino arriva al mondo con il libretto delle istruzioni. Ed è anche per questo che ogni caregiver ha bisogno di potenziare le proprie competenze genitoriali, per poter sostenere il proprio bambino nel suo – unico – percorso di crescita.
PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PEDAGOGIA
La psicologia infantile non si occupa solo della cura di eventuali psicopatologie dell’infanzia, ma anche dell’educazione dei bambini. In questo modo, la psicologia dello sviluppo si lega molto alla pedagogia.
La psicologia dell’età evolutiva e la pedagogia possono aiutare i genitori a capire il comportamento del bambino e, insieme, ad individuare le cause della difficoltà.
Il fatto che i genitori vengano coinvolti nel percorso terapeutico aiuterà il bambino a non sentirsi lui solo il problema.
In un approccio sistemico, si cercherà di dare nuovi significati a quello che viene considerato il problema, alla luce della peculiare storia familiare, del singolare percorso di sviluppo del bambino e delle specifiche relazioni all’interno dei suoi contesti di appartenenza.
Non per tutte le problematiche infantili è utile interpellare uno psicoterapeuta. A volte, infatti, la problematica potrebbe non interessare propriamente il suo campo.
È utile, in primo luogo, distinguere quei casi in cui sarebbe meglio che il bambino venisse inviato per un consulto da un neuropsichiatra infantile. Sono, soprattutto, tutte quelle situazioni in cui il bambino ha delle difficoltà di natura organica, quando accusa un ritardo nello sviluppo, quando non raggiunge le tappe evolutive in età adeguata o ha difficoltà specifiche – ad esempio nell’area prassico motoria (difficoltà di gestione del corpo nello spazio, difficoltà nella motricità fine e nel coordinamento) o nell’apprendimento – o, ancora, presenta una difficoltà nella modificazione persistente dell’umore.
Questi sono casi in cui un neuropsichiatra infantile ha maggiore cognizione di causa per un primo intervento. Successivamente, potrà anche indirizzare il percorso verso la figura professionale più adeguata in base alla diagnosi.
MODALITA’ DI INTERVENTO CON I BAMBINI
Le modalità di intervento nella psicologia dell’età evolutiva sono – sempre – necessariamente modulate in base all’età e al livello di sviluppo del bambino.
Nel caso dei piccoli pazienti, si utilizzano principalmente strumenti che non siano percepiti come “invasivi”, e che consentano di far emergere di quei contenuti – verbali e non verbali – necessari per la comprensione del funzionamento psichico del bambino.
Si utilizzano principalmente strumenti quali il gioco o il disegno, integrati dal colloquio clinico e dai test psicodiagnostici, al fine di favorire il superamento del temporaneo disagio e la ripresa del percorso evolutivo.
Attraverso il gioco è possibile andare ad esplorare il mondo interno del bambino: le sue paure, le sue preoccupazioni, i suoi vissuti. E’ per questo che sono presenti nella stanza di terapia materiali ludici come bambole, personaggi che rappresentino una famiglia, costruzioni, plastilina ed anche giochi strutturati come puzzle o giochi da tavolo.
Altro importante strumento è quello del disegno e dell’attività grafica: matite, colori, tempere e simili permettono al bambino di utilizzare un linguaggio a lui familiare, attraverso il quale i contenuti emotivi possono emergere con maggiore facilità.
Il colloquio con il bambino va ad integrare l’esplorazione del mondo interno fatta con il disegno e il gioco. Sono livelli diversi ma ugualmente importanti.
Per i bambini essere ascoltati, giocare, disegnare, costruire, sono gli strumenti comunicativi attraverso cui poter esprimere sentimenti ed emozioni, elaborare le difficoltà e giungere a ritrovare i loro pensieri felici, per poter tornare a volare.